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Sosteniamo il Ddl Zan: facciamo qualcosa insieme

DDL ZAN, omotransfobia: i sistemi più inclusivi mostrano un tasso di ricchezza superiore del +62%

Comunicato stampa

  • EDGE, in audizione presso la Commissione Giustizia, porta le istanze della classe dirigente a favore dell’inclusione
  • Il ddl Zan dispone una tutela indispensabile per le persone discriminate. Il miglioramento dell’inclusione è un fattore di sviluppo per l’intero Paese.
  • Si cita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Le scuole devono affrontare il tema per creare maggiore consapevolezza e informazione.

Roma, 15 giugno 2021 – Gli ambienti inclusivi, eliminando le barriere, stimolano l’interazione, la creatività e, di conseguenza, la ricchezza economica, sociale e culturale per tutti. L’inclusione è, dunque, oltre che un valore, un incentivo economico con ricadute positive e benefici per l’intera comunità. Questi sono alcuni dei messaggi portati oggi dall’Avv. Mario Di Carlo, Presidente di EDGE, associazione di promozione sociale composta da imprenditrici, imprenditori, manager, professionisti e professioniste LGBTI+ e alleati, in audizione alla Commissione Giustizia del Senato in merito al disegno di legge Zan.

Sosteniamo il DDL ZAN | EDGE LGBTI+Leaders for change

“Rappresentiamo una parte significativa della classe dirigente di questo Paese che ha deciso di rendere visibile il ruolo delle persone LGBTI+ e di impegnarsi nell’avanzamento della loro inclusione sociale e professionale. In Italia, così come in Europa, si conferma una forte correlazione fra inclusione e sviluppo economico: i migliori sistemi locali del lavoro in termini di inclusività mostrano in media un tasso di ricchezza superiore del +62% rispetto a quelli che si classificano agli ultimi posti” ha dichiarato Mario Di Carlo, Presidente di EDGE.

 

Proseguendo così: “La sicurezza personale costituisce un elemento di estremo rilievo per determinare un ambiente inclusivo. Le autorità statali hanno l’obbligo di garantire protezione alle persone che vedono compromesso il godimento, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in ogni aspetto della vita pubblica. Chiediamo una celere calendarizzazione della decisione sul ddl Zan, onde evitare che il lavoro sin qui compiuto si risolva in nulla di fatto, recando un grave danno al Paese”.

Una ricerca indipendente, commissionata da EDGE al think tank Tortuga, circa il rapporto fra inclusione delle persone LGBTI+ e lo sviluppo economico a livello di sistemi locali del lavoro (una dimensione elaborata dall’Istat che raggruppa i comuni in bacini socioeconomici più piccoli delle provincie) ha dimostrato che:

  • in Italia l’inclusione è a macchia di leopardo, con un andamento territoriale fortemente discontinuo;
  • l’inclusione risulta essere un fattore di attrattività territoriale, addizionale rispetto alla dinamica puramente economica (le città più inclusive attraggono i talenti e sono un catalizzatore della mobilità nazionale e internazionale per le persone, non solo LGBTI+);
  • le città inclusive hanno minori barriere di accesso per gli individui, i quali riescono così a integrarsi più rapidamente, con ricadute sociali ed economiche positive (estese all’intera comunità) maggiori di quanto si verifichi in ambienti sociali non orientati all’inclusione delle diversità;
  • la diversità supporta la creazione di ambienti urbani innovativi e una popolazione in cui sono incluse le diversità contribuisce in maniera più intensa allo sviluppo dell’economia della conoscenza, per tutti.

La posizione di EDGE può essere sintetizzata nei seguenti punti:

  • il disegno di legge incardinato come AS2005, cosiddetto “ddl Zan”, risponde all’obiettivo di tutela meglio del disegno di legge incardinato come AS2205, a prima firma Ronzulli, ritenuto insufficiente e poco chiaro nella sua interazione con il sistema normativo attuale.
  • Quanto alla identità di genere, la sicurezza della persona non deve essere in nessun modo collegata alla conclusione del percorso di transizione che ha implicazioni personali, sanitarie e psicologiche.
  • Il ddl Zan non estende in nessun modo il reato di propaganda, quello che pone un vincolo più stringente nel bilanciamento fra la libertà di espressione dell’offensore e le libertà e la dignità della persona offesa.
  • Il ddl Zan non incita ad alcun manifesto di propaganda delle teorie del gender, semplicemente invita le scuole, nel pieno rispetto dell’autonomia dei singoli istituti, ad affrontare il tema per creare maggiore consapevolezza e informazione (come esplicitato anche dalle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”)

Intervento integrale dell’Avv. Di Carlo presso la Commissione Giustizia, tenuta martedì 15 giugno 2021.

 

Grazie Presidente, onorevoli Senatrici e Senatori,

abbiamo accettato l’invito di questa Commissione a fornire il nostro contributo per il rispetto che nutriamo verso le istituzioni, pur con enormi riserve circa l’uso che si sta facendo dell’istituto delle audizioni e la reale capacità di ascolto della società civile, che ne è rimasta in gran parte esclusa.

EDGE è una associazione di promozione sociale composta da imprenditrici, imprenditori, manager, professionisti e professioniste LGBTI+ e alleati. Siamo un pezzo di classe dirigente di questo Paese che ha deciso di rendere visibile il ruolo delle persone LGBTI+ e di impegnarsi nell’avanzamento della loro inclusione sociale e professionale.

Lo scorso ottobre abbiamo pubblicato una ricerca indipendente da noi commissionata agli economisti del think tank Tortuga che ha studiato in Italia il rapporto fra inclusione delle persone LGBTI+ e sviluppo economico a livello di sistemi locali del lavoro, una dimensione elaborata dall’Istat che raggruppa i Comuni in bacini socioeconomici più piccoli delle provincie.

La ricerca fornisce alcuni risultati importanti.

Ci dice che in Italia l’inclusione è a macchia di leopardo, con un andamento territoriale fortemente discontinuo.

Che anche in Italia ed in Europa si conferma una forte correlazione, già osservata altrove dalla letteratura economica, fra inclusione e sviluppo economico; i migliori sistemi locali del lavoro in termini di inclusività in Italia mostrano in media un 62% di ricchezza in più rispetto a quelli che si classificano agli ultimi posti;

Che, infine, l’inclusione risulta essere un fattore di attrattività territoriale, addizionale rispetto alla dinamica puramente economica.

Dunque, le dinamiche migratorie interne al nostro Paese – le quali portano a un inevitabile depauperamento di alcune aree – sono determinate anche dalla capacità di includere le persone LGBTI+, garantirne la sicurezza personale e nelle relazioni affettive e di valorizzarle in base al merito.

Come detto, l’inclusione è un fattore abilitante di attrattività e di crescita.

Le città più inclusive attraggono i talenti e sono un catalizzatore della mobilità nazionale e internazionale per le persone LGBTI+ e non LGBTI+, hanno minori barriere di accesso per gli individui, i quali riescono così a integrarsi più rapidamente, con ricadute sociali ed economiche positive e migliori di quanto si verifichi in ambienti sociali non orientati all’inclusione delle diversità.

L’inclusione delle persone LGBTI+ segnala un ambiente sociale aperto e creativo, supporta la creazione di ambienti urbani innovativi e lo sviluppo dell’economia della conoscenza.

Al contrario la mancanza di diversità aumenta il livello di consenso acritico per le idee, la rigidità di conoscenze e approcci consolidati nel tempo e rende quindi meno probabile lo sviluppo e il radicamento dell’innovazione.

Non sono, ovviamente, solo le persone LGBTI+ a generare queste dinamiche: è l’inclusione a generarle. La capacità di includere le persone LGBTI+ rappresenta un indicatore forte di apertura, positività e capacità di cambiamento degli ecosistemi socioeconomici.

Il benessere generato dall’inclusione, quindi, non è solo quello delle persone LGBTI+ ma è un beneficio per l’intera comunità italiana e per il suo sviluppo.

In un momento di forte trasformazione, di crisi nel senso etimologico del termine, siamo convinti che il lavoro per migliorare la capacità di inclusione del Paese sia, da un lato, un fattore di sviluppo ed un segnale di evoluzione importante e, dall’altro, sia necessario a tutelare persone in situazioni di speciale fragilità che facilmente potrebbero veder scaricare su di sé possibili tensioni sociali.

Per dirla con le parole della Corte europea dei diritti umani: “il pluralismo e la democrazia sono costruiti sul genuino riconoscimento della diversità e sul suo rispetto. L’armoniosa interazione di persone e gruppi con varie identità è essenziale per raggiungere la coesione sociale”.

La sicurezza personale e la tutela dalla violenza fisica e verbale costituiscono un elemento di estremo rilievo per determinare un ambiente inclusivo.

Per valutarne l’incidenza, i dati dei crimini d’odio registrati dall’OSCAD, al netto dei fenomeni di under-reporting, devono essere moltiplicati per 20 volte, considerato che le persone LGBTI+ sono circa il 5% della popolazione. Inoltre, deve essere valutato l’effetto specifico che quei reati hanno sulle persone discriminate e sulle libertà tutelate dall’ordinamento.

Esiste la possibilità e l’obbligo in capo alle autorità statali di garantire protezione alle persone LGBTI+ tramite specifiche norme penali che sanzionino gli hate crimes, come più volte ribadito dalla Corte europea dei diritti umani a partire dal caso Vejdeland del 2012. Tale tutela non deve peraltro riguardare solo le persone LGBTI+ ma le persone che in ragione di atti discriminatori legati ai fattori protetti dall’ordinamento giuridico vedono compromesso il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica.

Anche i sondaggi d’opinione dimostrano che il Paese in maniera trasversale è pronto e fortemente favorevole all’introduzione di una protezione specifica.

Le dichiarazioni delle forze politiche vanno nella direzione di voler introdurre tale tutela ma non tutte con la stessa estensione, intensità, concretezza e credibilità.

Riteniamo che il disegno di legge AS2005, c.d. Zan, risponda all’obiettivo di tutela meglio del ddl 2205, a prima firma Ronzulli, che ci pare invece gravemente insufficiente e poco chiaro nella sua interazione con il sistema normativo attuale.

Vorremmo fornire sinteticamente il nostro contributo anche sul dibattito di queste settimane e su alcune questioni specifiche.

Riteniamo che la discussione in sede parlamentare possa e debba abbandonare un approccio ideologico, che si spinge all’immaginazione di mostri giuridici, per concentrarsi sul testo e sullo scopo effettivo della proposta normativa.

Un tema di apparente conflitto è stato sollevato da alcune voci circa le definizioni contenute all’articolo 1. Quelle definizioni ci paiono chiaramente orientate a definire – nel rispetto del principio di tassatività – l’ambito di protezione delle vittime e non a concludere un dibattito scientifico o filosofico né a vincolare il legislatore in scelte future.

Quanto alla identità di genere, in particolare, la nozione non solo è ampiamente attestata in letteratura, come ha ricordato il prof. Lingiardi, ma è già conosciuta nel nostro ordinamento e ricorre in almeno 14 testi normativi oltre che in numerose pronunce della Corte costituzionale ed in svariati strumenti normativi dell’Unione europea. La circostanza che la definizione a fini penali prescinda dalla conclusione del percorso di transizione ci pare essenziale a tutelare le persone in condizione di maggiore vulnerabilità e spesso vittime di violenza, appunto quelle che tale percorso non hanno concluso. Il disegno di legge non interviene sulla legge 164/1982, che resta ferma e che alla luce delle più recenti sentenze della Corte costituzionale meriterà un separato approfondimento.

L’inclusione dei crimini d’odio basati sul sesso e sul genere ci pare coerente sia con i dati raccolti dall’OCSE sia con la circostanza che, in particolare nella violenza contro le donne lesbiche, non risulta in molti casi possibile separare il sessismo dalla lesbofobia; lo stesso ci pare evidente per altri casi di discriminazione multipla o intersezionale.

Quanto agli articoli 2 e 4, ci pare che la libertà di espressione non soffra alcuna violazione così come non la soffre nell’attuale assetto degli artt. 604-bis e ter del codice penale, nella cui applicazione ventennale la magistratura ha dimostrato essere inesistenti le preoccupazioni di indeterminatezza della fattispecie. L’art. 2 non estende il reato di propaganda, quello che pone un vincolo più stringente nel bilanciamento fra la libertà di espressione dell’offensore e le libertà e la dignità della persona offesa. L’art. 4, frutto di una mediazione politica, riproduce sostanzialmente lo stesso chiarimento sulla garanzia della libertà di espressione che per i reati di xenofobia è recato dall’art. 7 della Decisione Quadro 2008/913/GAI del Consiglio UE 008. Il fatto che l’art. 4 costituisca una parziale ripetizione di una norma costituzionale non crea contraddizione fra le due previsioni e si riscontra anche in altre norme, a partire dall’art. 1 del Codice Penale.

Come ha ribadito il Presidente Mattarella nella sua più recente dichiarazione sul tema “La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.”

L’ufficializzazione a livello italiano di tale ricorrenza costituisce un momento importante di crescita culturale del Paese e crea uno spazio in cui le scuole affrontino il tema, nel rispetto delle forme di autonomia scolastica e del patto educativo di corresponsabilità.

L’approccio del disegno di legge, che non si limita ad agire sul piano penale ma fornisce una traccia di lavoro a livello formativo e culturale per il superamento della discriminazione è fondamentale. Lo strumento penale è necessario ma interviene nella fase patologica mentre l’azione per migliorare il livello di inclusione non può che partire dalla formazione, sotto la responsabilità delle istituzioni scolastiche.

Desideriamo sollecitare le forze politiche che hanno approvato questo disegno di legge alla Camera e le senatrici ed i senatori che lo sostengono ad una celere calendarizzazione della decisione onde evitare che il lavoro sin qui compiuto si risolva in nulla di fatto, recando un grave danno al Paese e negando ancora una volta tutela alle vittime di discriminazione. L’Italia è pronta per questa legge, la attende così come è formulata. Vi preghiamo di ascoltare non solo la nostra voce ma quella della maggioranza di un Paese che non ha paura dell’allargamento delle libertà civili.

Questo intervento avrebbe dovuto avere due voci, la mia e quella della nostra vicepresidente Lucia Urciuoli, tuttavia la nostra richiesta è stata rifiutata chiedendo alla dott.sa Urciuoli di prendere la parola separatamente. Ci pare un atteggiamento inutilmente dilatorio che contraddice le dichiarazioni politiche di principio ed il senso di responsabilità che dovrebbe condurre i lavori su questo tema. Ragione per la quale la dott.sa Urciuoli, condividendo il contenuto del presente intervento mi prega di riferirvi la sua rinuncia al tempo di parola, con l’augurio che una legge intervenga almeno dieci minuti prima.

Per visualizzare il video dell'intervento: